19 ottobre 2008

E il settimo giorno...

Adoro le domeniche tranquille.
quelle con il sole che entra nei buchini della tapparella, o nelle antine delle persiane, facendo giochi di luci e ombre sul muro e sulla scrivania verde e giallina.
le macchine che passano con un rumore uniforme e quasi calmo, perchè oggi è riposo, sono attente a non trasformare la loro musica in rumore.
niente ingorghi nell'asse mediano, niente intrufolamenti nelle immense rotonde della periferia, niente multifile ai semafori.
solo tranquillità, quando si può.
mi alzo con la mia sveglia biologica, aprendo gli occhi e facendo luce sul computer per vedere l'ora.
vado in bagno e comincio la giornata solitaria senza lavarmi il viso, con ancora addosso la tranquillità del letto e il sonno profondo della notte.
mi piace, quando sono da sola in casa, fare tutte le faccende: colazione, lavatrice, pulire la camera e sdraiarsi a letto per togliere via le paranoie, i pensieri, le stranezze della vita, e riflettere sul perchè di certe cose.
perchè sono qui, cosa sto facendo, cosa sono, cosa ho, e soprattutto, lo voglio avere?
non ci si accontenta mai, è quella la fallibilità dell'uomo.
l'uomo vuole sempre di più, non fa altro che sognare il meglio per se stesso, trovandosi poi per terra, giù, nell'umido terreno a compiangersi.
vivere la vita, ritornare sui suoi passi, compiangersi, rimanere inermi per la paura, non affrontare in pieno le cose, sono le cose che più ci fanno male, ma che non possiamo fare a meno di avere dentro di noi.
perchè non siamo in grado di scegliere, perchè siamo deboli.
io non so sciegliere. io ho una grande lacuna nella mia testa e nel mio cuore.
si chiama coraggio. non l'ho mai avuto, e ne soffro ogni giorno.
ogni giorno combatto con me stessa, mi prendo a schiaffi, ma non riesco a capacitarmi di ciò che posso essere.
devo cercare di farlo, di essere, di scrollarmi la malinconia, la non-voglia anche se la mia indole è questa. devo sconfiggerla.

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