01 settembre 2007

La delicatezza tragica del mondo

mi son ritrovata in quel di nurallao prima e in quel di laconi, poi.

un po' per caso, visto come ci siamo conosciuti, e anche con un po di riluttanza verso quei luoghi che non mi piacciono tanto.
sarà il mio rifiuto per la campagna e la mia indifferenza verso i posti verdi (oramai ho perso tutto il gusto nel vedere un bel paesaggio) che sono diventata un po' apatica, o forse sono gli altri ad esserlo troppo poco.
non so, eppure ieri mi son ritrovata li, inseguendo l'amore, ma anche con un po' di voglia di vedere l'entroterra della mia sardegna, di gustare la clorofilla delle verdi e rigorose piante, di camminare di sbieco per evitare di scivolare sulla terra, di fare salti e mezze scalate per via del terreno un po' a gradoni rozzi, di vedere le cascate, anche se secche, di ritornare, insomma, a quando ero piccola, quando mi divertivo a correre per le campagne, in discesa, con il pericolo di cadere e sfracellarmi il viso contro qualche pietra, e fare slaloon sulle carcasse di pecora, andare al ruscello e vedere i pesci, salire in alto fino alla punta della montagna (che più che montagna è una collina), raccogliere la menta e le more, arrampicarmi e dondolare negli alberi e poi guardare e guardare tutto quello che mi stava intorno.
riscoprire dei posti nascosti, come se stessero li apposta per me, per essere scoperti e usati come base segreta per chissà quale gioco. andare nel passaggio stretto fatto di piante ricurve e spinose per poi entrare in un piccolo recinto di canne dove al centro stava il grosso albero di noci.
era una sensazione piacevole, ed ogni volta non volevo mai andarmene.
da piccoli si è sempre più avventurosi e meno cittadini, poi, si cresce.
io son cresciuta, mi son chiusa, ho perso quel senso di piacere che mi provocava la vista di un tramondo o di una gocciolina di pioggia che piega una foglia e che poi cade nella terra nuda.
l'ho perso guardandomi ancora più attorno, sempre più attorno, scoprendo cose nuove, più grandi e difficili da comprendere, e anche più belle, forse.
le cose che ti fanno perdere il tuo vero io, quello che sei veramente, e che ti rendono anche un po' snob e testa di cazzo.
eppure non mi piace essere cosi. ma in parte lo sono.
mi stanco se faccio una salita, divento isterica se cammino su un sentiero di pietre, e mi annoio se ogni due secondi devo scavalcare qualcosa. mentre un tempo mi divertivo.
ho perso l'amore per queste cose, cosi come l'avevo perso per molte.
ma ora l'amore c'è in me, e le sto riscoprendo, forse. e ieri sarei voluta restare in quella cascata tutto il tempo.
non mi importava niente della festa, della gente, figuriamoci dei balli sardi.
volevo solo stare con lui.
solo che un velo di tristezza mi è giunto parlando di quello stesso mondo che mi ha allontanato dalla natura, quello per cui nutro interesse, voglia di appartenenza, nausea e paura tutto insieme.
parlando dell'entità che è più forte di qualsiasi cosa, che può allontanarci.
quel lui è la forza meschina e maligna che stà sopra di noi, a cui dobbiamo obbidire. l'equilibrium, il capo, il governo, il dittatore imlacabile e crudele a cui dobbiamo dar retta, se dobbiamo vivere.
non è la fine di tutto, ma è una cosa comunque triste.
e li sono stata in silenzio, lasciando che le parole scorressero dritte da lui a mia sorella, senza mie interferenze, mostrando una faccia schifata e triste, mentre il cuore si stringeva di più e piangeva, singhiozzando.
non è possibile che io provi amore e che quest'amore mi distrugga. mi continuavo a ripetere che non dovevo più amare, e nel mentre fuori dicevo "che schifo di mondo".
"ma è cosi", mi dicevano.
si, è cosi. ma a me rattrista troppo.


2 commenti:

Anonimo ha detto...

Poco catastrofica... è anche colpa del super-io bibi, è anche colpa sua si... -_-'

Biby__ ha detto...

uhauah psicologaaa miaaaaaaaa**********
minze troppo ego