mina's in the bedroom...

Perchè la Filosofia?
oggi leggendo abitualmente, quasi come fosse un quotidiano, il blog di Quintin, ho notato la parola Nichilismo. e subito mi è venuta in mente la radice Nietzscheana (niceana) del termine. e da qui ho pensato ad una delle materie che facevo al liceo, neanche un anno fa: Filosofia.
non è per fare un trattato, o per dire che ora voglio andare a studiare in filosofia (mai e poi mai), ma quella materia mi piaceva proptio tanto! caspita, era un casino, però la studiavo non volentieri, ma con interesse. il piu delle volte mi interessavano i filosofi. sinceramente non so perchè ho scritto questo post, forse per ricordare questa materia, che tutto sommato ora mi serve parecchio, sia in facoltà che nella vita di tutti i giorni, cultura personale, e poi, ti aiuta ad aprire la mente, davvero!
ora la domanda è la seguente?
sto andando incontro ad un esaurimento nervoso? oppure è l'intrinseca condizione dell'essere? una condizione esistenziale? :°D
per esempio sono scema se a me piace la Scuola di Francoforte e le loro idee sul capitalismo e sull'indusria culturale?
mah...
del tipo che l'uomo nel periodo dell'età del capitalismo moderno, post marxisma, in cui l'operaio vive in condizioni accettabili, si sente parte del "sistema" incosciente, poi che è il sistema che non fa altro che deidere voglie e necessità dell'uomo. è l'industria culturale che plasma le nostre menti e ci costringe a vedere la raltà attraverso un "vetro offuscato" per dirla in termini di Schopenhauer quando egli parla della realtà vista dagli occhi di una persona. egli pensa che la realtà oggettiva è qualcosa di sbagliato, offuscato, e e che tutto sia sottoposto ad un pessimismo cosmico. tutto è sotto una luce negativa, falso, come anche l'amore. l'amore non pè altro che un progetto malvagio di "madre natura" rivolto alla procreazione che porta alla conseguente nascita di una terza persona che non farà altro che soffrire, perchè la vita è sofferenza e tutto ciòdi creato attorno non è altro che una via di fuga dalla sofferenza stessa. come dio, l'"oppio dei popoli" (per Marx), che è una creazione dell'uomo per sperare in una vita migliore. comunque, la vita, per schopenhauer, non è altro che un pendolo che oscilla fra dolore e noia attraversando fugaci passaggi di piacere. ma il piacere che cosa è?
essenzialmente è, secondo parole mie, un momento di estremo benessere fisico e morale dell'uomo, che, ovviamente, è solo momentane. da distinguere quindi con felicità. la parola felicità implica a mio avviso una situazione piu permanente dell'essere. allora schopenhauer intendeva proprio il piacere come momentaneo. e del piacere non momentaneo? ossia, della felicità? che si dice? esiste o non esiste?
ovviamente si.
altrimenti nn esisterebbe neanche la parola e neanche la definizione!
ma filosoficamente o, socialmente che significato ha? sicuramente è una condizione di maschera dell'individuo, soprattutto nella nostra era di capitalismo moderno, dove l'uomo ha una doppia valenza. cioè una doppia situazione psicologica, è "felice", come maschera dell'infelicità e dello stress che gli provoca la società contemporanea. quindi diciamo che è una felicità fittizia, inesistente! l'uomo conemporaneo si sente oppresso dalla società che gli impone un modello di vita "standard" a cui siamo obbligati ad omologarci, se non vogliamo cadere nel rifiuto, nell'anticonformismo REALE rifiutato da tutti quanti. dal diverso. allora il sentire l'infelicità è normale, cioè noi siamo sempre tristi. quindi io, esssenzialmente, se in condizioni standard sto male allora significa che sto bene stando male. quindi, sto bene. sempre. e se stessi veramente bene? sarei malata? si.

colonna sonora, fittizia